RESTAURO CINTURONE E GLADIO SOLDATO DELLA SPIAGGIA – ERCOLANO

RESTAURO CONSERVATIVO CINTURONE E GLADIO SOLDATO DELLA SPIAGGIA – ERCOLANO

Premessa

I resti del soldato furono rinvenuti sull’antica Spiaggia di Ercolano il 7 agosto del 1982, nell’ambito di una serie di campagne di scavo (1980-1999) che riportarono alla luce l’unico fronte a mare ben conservato di una città romana. Qui, in gran parte accalcati all’interno di costruzioni adibite a ricoveri per piccole imbarcazioni e attrezzature per la pesca, furono rinvenuti gli scheletri di circa 300 persone, travolte e uccise per shock termico, dal primo flusso piroclastico (surge) che investì la città nel 79 d.C., con una temperatura di oltre 400° e una velocità compresa tra gli 80 e i 100 km/h. Il corpo del soldato (indicato come “individuo n. 26” nella documentazione di scavo) giaceva prono sul lido, in prossimità di un’imbarcazione riconosciuta come una lancia, o scialuppa, militare. Contestualmente furono rinvenuti alcuni elementi di abbigliamento ancora indossati dalla vittima: una cintura e, al fianco destro, una spada (gladio), mentre al di sotto di uno dei fianchi doveva trovarsi un pugnale. Lo stato di conservazione dei materiali, caratterizzati dagli effetti del passaggio del flusso piroclastico e da evidente   ossidazione,   risulta   piuttosto   problematico   pertanto,   anche   in   considerazione   della particolarità dei reperti e della loro notevole valenza storico-archeologica, è opportuno un accurato intervento di restauro che possa agevolare lo studio sui manufatti e, al contempo, favorire e valorizzare l’esposizione al pubblico degli stessi.

Descrizione dei reperti

Il cinturone, che sosteneva il gladio, è composto da più placchette quadrangolari in metallo, allo stato attuale per lo più reciprocamente svincolate; nella parte centrale della lamina è posto un elemento con decorazioni a rilievo attualmente non ben leggibile. Alcune placchette sono dotate di un gancio con una borchia circolare, destinato forse alla sospensione dell’arma o di ulteriori oggetti; tra questi sono presenti degli elementi pendenti a disco, con funzione decorativa, sospesi mediante strisce di cuoio (non più presenti) rivestite da laminette accoppiate e rivettate. E’ probabile che l’intero cinturone fosse supportato da una striscia di cuoio, le cui tracce potrebbero essere rilevate da ulteriori indagini. I due terminali di chiusura del cinturone erano composti da una fibbia ad arco con ardiglione romboidale e da un elemento arcuato contrapposto; entrambi i terminali, inoltre, erano decorati con sottili rifiniture a ricciolo e decorazioni a sbalzo. Le analisi preliminari effettuate nel 2019 dal Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale” mediante XRF (spettrometria di fluorescenza indotta da raggi X), che necessitano tuttavia di ulteriori approfondimenti, hanno evidenziato che il cinturone è costituito da una lega di argento e rame, mentre in alcuni elementi si è evidenziata la presenza di oro, in quantità tali da giustificare l’intenzione di creare l’effetto di una bicromia nelle decorazioni. Gli elementi sono stati ottenuti per laminazione nelle parti piane più sottili che, talvolta, sono state decorate a sbalzo; alcuni elementi più consistenti (come l’ardiglione e, forse, gli elementi circolari di sospensione) sono stati realizzati con procedimento di fusione piena in stampo oppure a cera persa piena. Il gladio è stato rinvenuto riposto all’interno del fodero, quest’ultimo composto da due valve in legno rivestite all’esterno da uno strato di cuoio di contenimento (al contrario del cinturone qui è stato possibile riconoscere tale materiale). L’arma è costituita da una struttura in lega di ferro e presenta elsa e pomolo in materiale organico (probabilmente avorio).

Stato di conservazione
I manufatti, sigillati sotto la coltre di detriti piroclastici sino al rinvenimento negli anni ‘80, sono stati esposti ai dannosi effetti dell’eruzione del 79 d.C. che ha saturato l’aria di vapore acido ad alte temperature (fino a oltre 400°C). Tale circostanza, ha determinato un fenomeno di patinatura chimica che ha alterato notevolmente il metallo attraverso una profonda corrosione, tanto che le superfici appaiono deformate con esfogliazioni e accrescimenti che, allo stato attuale, non consentono di osservare nel dettaglio le finiture e le decorazioni originali. Il legno appare ancora leggibile nella sua struttura, così come il rivestimento in cuoio (seppur in modo meno evidente), tuttavia i materiali appaiono alterati e decoesi, inoltre si osservano fessure, fratture ed estese lacune.

Proposta d’intervento
L’intervento di restauro sarà preceduto da un attento studio/esame dei reperti al fine di comprendere la composizione e la forma dei vari elementi costitutivi e definire così le più idonee strategie conservative. In particolare si prevede di approfondire ulteriormente la campagna diagnostica con XRF e le osservazioni con stereomicroscopio, ma anche di effettuare TAC in grado di osservare nel dettaglio le forme originali, celate sotto le deformazioni indotte dalle corrosioni. Sarà analizzata, inoltre, la composizione delle patine per valutare il livello di pulitura che potrà essere raggiunto dal restauro.